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La tragica storia della modella Elizabeth Siddal

by Antichità Massara

La tragica storia della modella Elizabeth Siddal, celebre per aver posato per John Everett Millais (1829–1896) nel dipinto ‘Ophelia‘, (ca 1851). Lizzie non era solo apprezzata per la sua bellezza, ma anche per la sua intelligenza e cultura che la porteranno ad essere un’artista, una pittrice ed una poetessa estremamente apprezzata.

Gli inizi

Elizabeth Siddal o “Lizzie” nacque a Londra il 25 luglio 1829, circondata da arte e poesia.

Lizzie lavorava in un negozio di cappelli, un posto di lavoro non proprio stimolante, tanto che la madre le suggerì di iniziare a posare per i pittori del suo tempo, anche se veniva ancora considerato un lavoro associabile alla prostituzione

I preraffaelliti

Il gruppo di pittori definiti “pre-raffaelliti” fu fondato da John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti e William Holman Hunt, nella metà dell’Ottocento.

L’arte e la poesia si rifacevano ai valori pre-rinascimentali e profondamente legati alla natura

Ophelia: un’opera “glaciale”

Come anticipato, l’ “Ophelia” di Millais, rappresenta la stella del curriculum di Lizzie. Elizabeth posò per Millais in una vasca, in pieno inverno: Lizzie prese una polmonite che la portò ad assumere laudano, un oppiaceo. Da qui, inizia la tragica storia della modella Elizabeth Siddal

Il legame con Rossetti

Grazie all’Ophelia, Lizzie conobbe diversi artisti del tempo, fra cui Rossetti, con cui si unì esclusivamente.

I due si unirono come vera e propria coppia, per oltre 10 anni. La relazione era ciò che oggi definiremmo un “amore tossico”: lui non voleva sposarla e nel corso della loro relazione la tradì moltissime volte.

Lizzie, in quegli anni, sviluppò una forte dipendenza per il laudano.

La tragica storia della modella Elizabeth Siddal

La salute di Lizzie era molto precaria e, scoprendo dello stato di malattia così avanzato, Rossetti decise di sposarla, trascinandola letteralmente in chiesa.

Dopo un aborto spontaneo, Lizzie rimase di nuovo incinta ma si suicidò a causa della sua depressione lancinante: Rossetti bruciò la lettera che gli aveva lasciato e tutte le prove del suicidio, poichè al tempo non sarebbe stato possibile donarle un funerale.

Disseppellita e immortale

Rossetti accusò duramente il colpo della morte di Lizzie e chiese ad un amico di scavare dove era stata seppellita e recuperare le sue poesie.

L’amico raccontò che trovò il corpo praticamente intatto (dopo oltre sette anni). Da qui, nasce il mito che ella sia immortale e, artisticamente parlando, sicuramente lo è.

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