Antiquariato

Perchè nel Settecento si usavano le parrucche? Principalmente perchè le parrucche andavano di gran moda ed erano un simbolo di elevata classe sociale, soprattutto se incipriate a dovere. Le portavano i nobili, il re e le persone benestanti.

Perfino gli Egizi, in tempi ben più antichi, ne facevano uso. In Europa, l’origine di questa usanza, è piuttosto tragica: siamo intorno a fine ‘600, quando la Sifilide era un problema più che tangibile. William Clowes, medico del XVII secolo, scriveva di una “moltitudine infinita” di pazienti con la sifilide che a quel tempo intasavano gli ospedali di Londra. Gli antibiotici ancora non esistevano e i malati mostravano i segni della malattia: ferite aperte, eruzioni cutanee, cecità, demenza e la perdita di capelli a chiazze.

Quest’ultimo problema era considerato molto imbarazzante; una testa calva poteva danneggiare la reputazione di una persona!

Ma oltre alla moda e all’eccezione di malati di sifilide, la più importante ragione era legata ai pidocchi! La pediculosi infuriava anche nelle corti più ricche ed era molto più semplice coprire il problema con una parrucca che rimuoverli. Esse venivano periodicamente portate a sistemare e ripulire. 

 

Non immaginiamo neanche il prurito!

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La prima influencer: Margherita di Savoia. Giovane, bella, sveglia ed intelligente, Margherita di Savoia è stata la first lady italiana più amata di ogni tempo. 

Moglie di Re Umberto I, non possiamo certo dire che il loro matrimonio fosse perfetto: entrambi si regalavano il vizio di relazioni extraconiugali, creando nella coppia un rapporto perlopiù “fraterno”.

La più amata d’Italia

Prima dei suoi viaggi, Margherita si informava sulle abitudini delle donne del luogo, vestendosi con gli abiti di moda nella regione e permettendo a tutte le italiane di identificarsi in lei. Il viaggio di nozze aveva come meta Napoli: la regina, prese lezioni di mandolino per dimostrare di essere coinvolta nella vita Partenopea. 

D’altro canto, organizzava balli, cerimonie, cene, letture e concerti, dedicati alla classe aristocratica che vedeva in Margherita una vera e propria icona della moda. 

Il margheritismo 

La regina influenzò gli atteggiamenti e le tendenze di un’intera nazione: la sua popolarità divenne tale che il fenomeno è detto proprio “margheritismo“. Era un’amante di abiti, gioielli e accessori di ogni tipo: la prima rivista di moda italiana venne chiamata proprio “Margherita” in suo onore. 

Nel giugno 1889, per onorare la Regina d’Italia Margherita di Savoia, il cuoco Raffaele Esposito preparò la “Pizza Margherita“, una pizza condita con pomodori, mozzarella (Fior di latte) e basilico, per rappresentare i colori della bandiera italiana.

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L’uovo di Pasqua da 14 milioni di euro esiste, e non è quello di Cracco X Swarovski!

Parliamo, ovviamente, delle uova Fabergè, opere di gioielleria di fattura russa, create fra il 1885 ed il 1917. Il breve periodo di creazione fa sì che ne siano stati prodotti pochissimi esemplari, avvolti da un’aura di mistero estremamente affascinante. 

Quanti esemplari esistono?

Nei 32 anni di attività, pare siano state prodotte tre uova all’anno, per un totale di 69 uova (di cui è certa la produzione). 

Di questi 69 esemplari, 12 sono stati distrutti o dispersi. L’alone di mistero intorno a questi 12 esemplari ha arricchito ulteriormente la preziosità dei gioielli, con leggende e supposizioni di dove possano effettivamente trovarsi, diventando anche soggetto di film e serie tv.

Come sono realizzate?

Le uova Fabergè sono un vero e proprio gioiello. Sono solitamente realizzate in oro e argento, decorate con pietre preziose e pregiati diamanti, nonchè rivestite e smaltate in stile rococò o Art Noveau. Le uova sono molto varie nelle caratteristiche tecniche e nell’aspetto: variano nelle dimensioni da quelle di un uovo di gallina a quelle di un uovo di struzzo.

Fabergè: l’uovo di Pasqua da 14 milioni di euro

I prezzi delle uova dipendono da molti fattori, dunque, ovviamente, non sono fissi e non è possibile acquistarli se non in asta (e la concorrenza è spietata). 

Considerate, che le uova più piccole, raggiungono cifre assurde che vanno dai 15mila euro (realizzati all’asta da un uovo di appena 2 cm) ai 14 milioni di euro, come nel caso dell’uovo Rothschild, venduto all’asta ad Alexander Ivanov, un collezionista d’arte e direttore del Museo nazionale russo. Attualmente è esposto al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.

Il commerciante di rottami più fortunato di sempre…

Il terzo uovo imperiale, realizzato per la Pasqua del 1887, scomparve dopo il 1922, quando fu depositato al Cremlino. L’uovo, in stile Luigi XVI, era decorato con zaffiri e diamanti e la sorpresa era un orologio in oro e diamanti di Vacheron-Constantin. L’uovo perduto riapparve però all’asta a New York nel 1964, vendendo per 2.450 dollari (l’equivalente di circa $ 20.000 oggi). 40 anni dopo, è rispuntato quell’uovo in occasione di una vendita di proprietà nel Midwest, ed è stato acquistato da un commerciante di rottami per 13.000 dollari. Nel 2014, il commerciante iniziò a cercare le origini dell’uovo , scoprendo che era proprio il tesoro imperiale perduto. L’uovo è stato poi venduto privatamente a un collezionista Fabergé per 30 milioni di dollari.

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L’incredibile fascino della bellezza senza tempo torna a colpire e lo fa in Stars and Stripes: secondo gli esperti del settore trending, il 2022 è l’anno dell’Antiquariato Americano. Si stima, infatti, che a partire da questa primavera, i mobili antichi in stile americano ruberanno la scena al furniture più moderno, che ormai da anni è indiscusso vincitore del mercato.

Come è successo? Sicuramente fra i principali colpevoli di questo trend c’è il celebre Met Gala, l’evento-trend-setter per eccellenza. “Legno scuro, dalle linee classiche ma non particolarmente lavorate, abbinati a tessuti e tappezzerie dal look countryPoltrone e divani tinta unita chiara o cupa vengono contrastati da pattern quartettati o rigati, nonchè da trame floreali o a tema vegetale.

Completano la scena lampade con paralumi a campana, che al solo sguardo portano la mente indietro nel tempo, e oggetti d’epoca come bauli e vecchie valigie, riferimenti al diffusissimo fenomeno della migrazione in America, e fotografie in bianco e nero raffiguranti persone qualunque, capaci di raccontare silenziosamente una storia passata, ma degna di essere raccontata ancora.

Curiosità

Pensando all’illuminazione, non possiamo che considerare la celebre lampada Churchill, o Ministeriale, a cui dedicheremo sicuramente un articolo in futuro. La storia di questa lampada è affascinante e iconica, proprio perchè viene associata a personaggi, epoche e luoghi lontani. Tra il 1909 e il 1939, furono prodotte 3 serie della Emeralite.

In quegli anni questo punto luce ottenne un grande successo, in particolare per due motivi. Il primo era il design del paralume in vetro: leggermente appiattito sul retro e sui lati. Il secondo era la possibilità di inclinare il paralume e direzionare la luce secondo l’esigenza degli utenti. Inizialmente trovò un largo impiego in biblioteche, tribunali, studi legali, banche e uffici commerciali degli Stati Uniti; per questo motivo la lampada si vede spesso nei film prodotti negli USA. Nel frattempo, ci sono molte repliche che riprendono il progetto.

 

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